Kizuna: Crepe che uniscono popoli
Kizuna: Crepe che uniscono popoli
Kintsugi tra Sicilia e Giappone – Palermo / Milano, 23–25 ottobre 2025
Un filo d’oro unisce Palermo e Milano, la Sicilia e il Giappone. È il filo invisibile del kintsugi, l’antica arte giapponese che ripara le ceramiche rotte con l’oro, trasformando la frattura in bellezza.
Da questa metafora nasce “Kizuna: Crepe che uniscono popoli”, un progetto della Fondazione Made in Sicily Museum con il sostegno dell’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, in collaborazione con il Museo RISO, Amici dei Musei Siciliani, BIG Broker Insurance Group e Ciaccio Arte.

Tre giorni – dal 23 al 25 ottobre 2025 – tra Palermo e Milano, per raccontare il potere delle fratture che uniscono, delle radici che si rinnovano e dei legami che superano oceani e differenze. Una occasione importante per dare valore al senso delle radici ed al loro potere di unire popoli ed individui.
23 Ottobre – Palermo / Museo RISO
Il viaggio si apre al Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea RISO, con l’incontro dal titolo “La bellezza che viene dalle fratture”.
Moderato da Giovanni Callea, vede la partecipazione di Aya Oguma, Maria Reginella, Evelina De Castro, Giuseppe Cipolla, Vito Ferrantelli, Francesco Bertolino e Domenico Boscia.
L’incontro ha avuto il senso di un confronto insieme agli studenti dell’accademia di belle arti di Palermo, sul senso della bellezza, e su come l’intervento artistico può contemplare un punto di vista diverso su quanto è considerato bello.
Durante l’evento, Aya Oguma ha presenta il suo intervento di kintsugi sull’opera “Grani di Pace”, realizzata per Expo Osaka 2025 e candidata al Guinness dei Primati: un mosaico di riso in ceramica che celebra la pace come costruzione collettiva.
È stato anche presentato e svelato il chicco numero 1000, creato da Giuliana di Franco, simbolo di completamento e continuità, che nel pomeriggio è stato apposto sull’opera da Mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo.
24 Ottobre – Palermo / Villa Cartagine e Oratorio di San Lorenzo
La giornata è prosegue con due momenti chiave del progetto.
Alle 11.00, a Villa Cartagine, ha avuto luogo la performance “Frammenti #Kizuna”, con la partecipazione di Domenico Boscia, Veronica Mancuso, Joe Manganello, Vincenzo Bonfante e dei curatori Giovanni Callea e Davide Morici. Un intreccio di gesti, parole dedicato al tema del legame.
In questo caso il legame viene creato attraverso una riscrittura dei codici di appartenenza. Da una parte gli autori ed artisti occidentali, accettano di realizzare un’opera e di romperla. Il gesto mette in discussione l’ego dell’artista, spostando il focus dall’autoreferenzialità del bello, nella direzione di lasciare spazio agli altri. Dall’altro Oguma, rivede il codice classico del Kintsugi. Non più lo scopo funsionale di riparare quello che il caso rompe, ma intervenire nella creazione di un nuovo oggetto partendo da frammenti creati volontariamente.
I frammenti prodotti nel corso della performance andranno a Tokyo e qui saranno assemblati da Aya Oguma, con la tecnica del kintsugi, in assoluta libertà artistica, con il solo obbligo ad inserire almeno un frammento di ogni artista nelle due composizioni. I pezzii restanti torneranno a Palermo e saranno inseriti nei processi di rigenerazione artistica di Villa Cartagine, dove ha avuto luogo la performace. Il luogo non a caso è di fronte il murale di Toto’ Schillaci, intendendo rappresentare un ponte potente tra Giappone e Sicilia.
Nel pomeriggio, dalle 15.30 alle 20.30, l’Oratorio di San Lorenzo il workshop “Chi no en, Legami di conoscenza”.
Qui Oguma ha guidato il pubblico in un laboratorio di kintsugi collettivo partendo da alcune maioliche realizzate per l’evento dal ceramista Domenico Boscia, trasformando il laboratorio in un’opera condivisa.
25 Ottobre – Milano / Spazio BIG Santa Marta
Il progetto culmina a Milano, alle 18.00 presso la Galleria Spazio BIG Santa Marta.
Qui ha luogo la performance “Le Nuove Radici”, con Aya Oguma e Issen Ten: una riflessione sulla bellezza dell’imperfezione e sulla possibilità di riparare non solo la materia, ma anche la memoria.
L’intervento in oro di Oguma sulla superficie metallica non è una riparazione fisica, ma un atto poetico: una cura delle ferite invisibili che attraversano le persone, le culture, i popoli.
La mostra rimarrà aperta fino al 1° novembre 2025, con esposizione delle opere di Aya Oguma e Domenico Boscia, tra ceramiche siciliane e kintsugi giapponese.
Kizuna – Il legame
Il titolo di questo progetto artisitco, che da il nome all’intera tre giorni, prende il nome dal kanji 絆 (Kizuna), che in giapponese significa legame profondo tra le persone.
“Kizuna non indica la vicinanza fisica, ma quella spirituale: è la responsabilità reciproca che unisce persone lontane. È un gesto di affetto silenzioso, la prova che l’arte può creare relazioni vere, anche a diecimila chilometri di distanza.”
Un ponte d’oro tra mondi
Kizuna non è solo un evento, ma un percorso artistico che attraversa materia e pensiero.
Dalle ceramiche di Boscia al gesto d’oro di Oguma, dalla ricerca visiva di Issen Ten alla visione curatoriale della Fondazione Made in Sicily, ogni tappa racconta come le crepe – reali o interiori possano trasformarsi in nuove radici.
Un ponte d’oro tra Sicilia e Giappone, Oriente e Occidente, tradizione e futuro.




